Parliamo dei blocchi mentali. Ovvero di elementi , ostacoli che possiamo trovare su un trail che ci rifiutiamo di affrontare pur avendo le skill per farli. Non si tratta quindi di tecnica, ma di testa.
Iniziamo raccontandovi un po’ l’avventura della sottoscritta con questo roccione, che ci ha girato a Sestri Levante (GE) potrebbe subito riconoscere.
Si tratta del passaggio finale del trail St.Anna.
Ma cos’ha di particolare questo sasso ? Lo si capisce abbastanza bene dalla foto : e’ messo in un punto dove c’e’ roccia sia a destra che a sinistra e per copiarlo e’ necessario mettere le ruote in un punto ben preciso. Inoltre al lato sinistro e’ esposto , o meglio, la pietra finisce, come se fosse una scala senza corrimano.
Dopodiche’ si tratta di un “droppetto” come tanti altri, addirittura piu’ facile del roccione della Capra di formello, che pero’ ho “imparato a chiudere” molto prima del suddetto passaggio di Sestri Levante.
Addirittura, posso dire che la difficolta’ e’ quasi paragonabile ad un altro passaggio presente a Formello, ovvero il drop sulla Volpe.
Perche’ quindi ci sono “certi passaggi” che chiudiamo e certi altri, di pari difficolta’ che ci mandano in tilt ?
Molto semplice. Si tratta di blocchi mentali, spesso correlati a qualche “elemento di disturbo” che incute timore, tipo una parte esposta, un albero in un posto scomodo, o semplicemente il fatto di trovarsi in un “posto nuovo”.
Il ragionamento che sto per fare PRESUPPONE che la rider abbia il livello necessario e sufficente a superare il passaggio incriminato.
Nel caso specifico stiamo parlando di un breve ripido roccioso, definibile come drop, con analogie didattiche con, ad esempio, una scalinata ripida ma breve, elemento reperibile con facilita’ e utilizzabile per apprendere la tecnica in un contesto protetto.
Ecco, introduciamo il concetto di “contesto protetto“: definisco contesto protetto tutte quelle situazioni in cui possiamo praticare determinate skill minimizzando i rischi di infortunio: bike park, parchi urbani con zone adatte alla mtb, alcuni tracciati XCO dove possono essere presenti passaggi tecnici, ma brevi. Trattasi tipicamente di aree in cui e’ facile prestare assistenza agli allievi in caso di coaching, e, piu’ generalmente di “spot” in cui ci troviamo nella nostra zona di comfort.
Il blocco mentale avviene quando non riusciamo a ricondurre quanto abbiamo davanti ad un qualcosa di simile gia’ effettuato in un contesto protetto e/o su un trail che e’ nella nostra zona di confort.
Come possiamo fare a sbloccarci, e a trovare la fiducia necessaria sia nella bici che nelle nostre skill per azzardare un nuovo passaggio?
Provo a dare qualche consiglio.
1) Osservare bene l’ostacolo, e se possibile verificare che la bici lo “copi” in maniera agevole senza rischio di toccare sul MC o altrove.
2) Spesso questo tipo di drop ha un entrata blind, ovvero alla cieca, che da l’idea di aver a che fare con un salto piuttosto che con un passaggio copiabile. Il non avere visibilita’ sul dopo e’ uno dei primi fattori di blocco. Individuare dunque il punto di ingresso del drop. Il saper effettuare il safe dismount, in caso di “rinuncia all’ultimo secondo”, e’ una sicurezza in piu’ quando ci troviamo in una location nuova.
3) Individuato il punto d’ingresso fare qualche metro indietro e studiare bene la linea per entrare dritti. Questa fase e’ molto importante, perche’ talvolta e’ meglio una linea retta anche se piu’ dissestata piuttosto che introdurre curve per cercare la parte piu’ pulita.
4) Visualizzare mentalmente e memorizzare la “cosa piu’ simile” che abbiamo gia’ fatto in altri contesti.
A questi punti la strategia e’ la stessa che si usa per imparare a saltare : ovvero “commit” , termine che non riesco a ben tradurre dall’inglese. “Commit” nell IT e’ la conferma di un blocco di istruzioni ad un database relazionale eseguibile solo “tutto assieme”.
Qualcosa del tipo, ok, ho chiare le istruzioni, devo eseguire senza interruzioni .
In questo caso il significato e’ avere bene in testa quello che dobbiamo fare, concentrandoci solo sulla linea e non su tutto il resto, tenendo a mente che ci sara’ un istante di “non ritorno”, superato il quale gli errori si pagano. Se abbiamo bene in mente la linea, se sappiamo gestire in maniera opportuna lo spostamento dei pesi sulla bici (bike body separation, separazione corpo bici), l’ostacolo risultera’ “una cazzata”, in quanto non sara’ altro che la replica di un gesto che abbiamo gia’ fatto e che ben conosciamo.
Sottolineo l’importanza di visualizzare: di pensare ad un “e’ come … un qualcosa di gia’ noto” e di non pensare a cosa ci sta attorno. Questo e’ molto d’aiuto anche nel superare parti esposte anche molto facili.Ovviamente oltre che la tecnica, serve esperienza, fiducia e ripetibilita’. Un consiglio su passaggi di questo tipo e’ di ripeterli piu’ volte, fino a portarli nella nostra zona di confort.Se invece ci accorgiamo che arrivamo indecisi, e che all’attacco del passaggio non riusciamo a visualizzarne la chiusura, meglio lasciare perdere per il momento e tornare a consolidare le abilita’ tecniche necessarie in un “contesto protetto”.
Ma quali sono le abilita’ piu’ importanti per gestire in sicurezza drop e passaggi scalonati ?
Oltre la gia’ citata bike body separation, serve una buona gestione dei freni nonche’ fiducia negli stessi (brake confidence) e nozioni base di equlibrio. Sono dell’idea che un buon surplace sia sempre alla base di tantissime altre skill utili sopratutto in un contesto all-mountain.
Avremo occasione in futuro di approfondire, anche con video tutorial, le basic skill di cui sopra.
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